Percorso Naturalistico, Cammini Lenti, Parchi, Giardini e Acque

A pochissima distanza da Roma, la Tuscia offre una serie di piacevoli camminate, definibili oggi come percorsi lenti, che offrono la possibilità di ammirare un territorio ricco di bellezze naturali, così come parchi e giardini. 

LA VIA FRANCIGENA 

Un itinerario tutto da vivere alla scoperta della Tuscia tra bellezze naturalistiche, con borghi suggestivi, prelibatezze enogastronomiche e antiche tradizioni grazie alla collaborazione dei Comuni attraversati dal tratto dell’antica via che un tempo univa la Francia a Roma, da cui venne adottato il nome di Via Francigena o Romea. Nei Comuni di Proceno, Acquapendente, San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla, Capranica, Sutri e Monterosi, sono indicate grazie ad una funzionale cartellonistica, le strade che percorrevano i pellegrini per raggiungere la città eterna. Ogni anno, la prima settimana di ottobre, la Camera di Commercio di Viterbo organizza un percorso assistito che in sette giorni a piedi porta alla scoperta di paesaggi mozzafiato e bellezze artistiche e architettoniche attraversando da nord a sud tutta la Tuscia lunga la Via Francigena prima di imbarcarsi su un pullman per il trasferimento in piazza San Pietro a Roma per l’udienza papale del mercoledì. Appuntamento da non perdere per godersi questo cammino in sicurezza e tranquillità, con la splendida accoglienza dei Comuni attraversati.

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Via Francigena. Antico basolato della Via Cassia

SENTIERI TEMATICI SOTTO LA RUPE DI VITORCHIANO

Dalla valle delle statue, un’aerea verde ai piedi del borgo di Vitorchiano allestita con statue realizzate da scalpellini locali durante i simposi dedicati alla loro arte e alla pietra locale (il peperino), partono i sentieri tematici che circondano la rupe su cui si erge il borgo, con una lunghezza totale di 10 Km. I sentieri sono formati dal cammino religioso, che porta al santuario di San Michele, dal sentiero natura e fitness e dal percorso dell’armata Brancaleone. Piacevoli percorsi con aree di sosta, dove arte, archeologia e natura si uniscono in un’unica esperienza per trekking o in mountain bike.

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Vitorchiano. Veduta

CIRCUITI NATURALISTICI, STORICI, ARCHEOLOGICI DELLA VALLE PERLATA A MONTEFIASCONE

I circuiti si snodano all’interno della caldera del lago di Bolsena sotto la cittadina di Montefiascone, all’interno della valle definita per la sua bellezza “Perlata”. Quattro possibili percorsi di media e alta difficoltà, da un minimo di 7 Km a un massimo di 13 Km, tra boschi, sorgenti, chiese rurali e ruderi archeologici.

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Lago di Bolsena. Veduta da Montefiascone

CENTRO BOTANICO MOUTAN, GIARDINO DELLE PEONIE 

Si trova su Strada Ortana, 46, Località Il Pallone, Vitorchiano. Il Centro Botanico Moutan riunisce in un’area di 15 ettari la più vasta collezione al mondo di peonie arboree ed erbacee cinesi (oltre 200.000 esemplari). Raccoglie circa 600 differenti varietà e ibridi naturali appartenenti alle specie botaniche conosciute. Fiore all’occhiello dell’intera raccolta, oltre a rari esemplari appartenenti al gruppo delle Delavayane, sono le piante madri adulte della specie Rockii, straordinarie varietà che crescono spontaneamente sugli altipiani del Tibet, ad oltre 2000 metri di altitudine, sopportando temperature estreme, anche al di sotto dei -20°C. Si tratta di arbusti particolarmente rari e pregiati di cui il Centro Botanico Moutan raccoglie oltre ottanta cultivar. Nei mesi di Aprile e Maggio è possibile visitare il Giardino delle Peonie, alla scoperta di questi magnifici fiori che danno vita ad un parco unico.

LA RISERVA NATURALE DEL LAGO DI VICO 

È un’area di circa 3.000 ettari che bagna le sponde del lago, racchiusa nella cornice dei monti Cimini, ricoperta per due terzi da una vegetazione caratterizzata da maestosi faggi, castagni e cerri secolari, e il restante dalla coltivazione delle nocciole. La flora rigogliosa, ci mostra splendidi esempi di orchidee, viole, scille, bucaneve e gigli di san Giovanni. Anche la fauna ci mostra un ricco campionario: dalla poiana al lanario, dal nibbio al falco pellegrino, dal picchio all’allocco, al gufo, alla civetta per passare poi alle specie acquatiche quali l’airone, le anatre e i limicoli. Lungo i sentieri si possono incontrare volpi, istrici, cinghiali, tassi e faine. Per quanto riguarda la fauna ittica troviamo la tinca, il persico reale, il luccio, l’anguilla e il coregone. Sentieri naturalistici, aree parcheggio e per il pic-nic offrono al visitatore ottime opportunità per immergersi nella natura. Collocata sempre sui monti Cimini a oltre 1.000 metri di altezza nei pressi di Soriano nel Cimino, si trova la Faggeta, un’ampia area di faggi secolari. Presso Corchiano è visitabile l’Oasi WWF con 500 ettari di verde incontaminato. Qui il vasto repertorio della fauna ci permette di incontrare moltissime specie di uccelli quali il gheppio, i gufi reali, civette e barbagianni, falchi, pavoncelle, picchi, ghiandaie, beccacce e colombacce e mammiferi come cinghiali, volpi, istrici e tassi.

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Lago di Vico. Veduta

PARCO SUBURBANO VALLE DEL TREJA 

Spostandoci nella valle del Treja troviamo presso Calcata il Parco Suburbano Valle del Treja. L’area di circa 1.000 ettari, caratterizzata dalle caratteristiche forre (gole scavate dal fiume) è popolata da volpi, istrici, tassi e donnole, così come falchi nibbi, gheppi, poiane e rapaci notturni.

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Parco Valle del Treja

PARCO SUBURBANO MARTURANUM 

Barbarano Romano il parco, con un dislivello di 300 metri, dai 900 metri di altezza, dei Monti Cimini si attraversa l’area del parco fino ai 600 metri dei monti della Tolfa, passando attraverso continui cambi climatici e morfologici del terreno. Qui trovano il loro habitat naturale, numerosissimi uccelli come il nibbio, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino, l’allocco, la civetta, l’assiolo e il gufo reale. Si incontrano frequentemente anche faine, donnole, volpi e cinghiali, e a volte l’eccezionale presenza del gatto selvatico. Divertente e frequente è l’incontro con mucche maremmane e cavalli che pascolano allo stato brado.

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Bassano Romano. Parco Suburbano Marturanum. Tombe etrusche

RISERVA NATURALE DELLE SALINE E PARCO DI VULCI 

Sulla costa di Tarquinia. Qui trovano rifugio uccelli quali gli aironi, i cormorani, i falchi, le garzette e le anatre. Sempre sulla costa, salendo verso nord lungo la S. S. Aurelia, a Vulci (Montalto di Castro) è situata un’Oasi del WWF, un’area protetta di oltre 158 ettari, che si estende lungo il corso del fiume Fiora, dove aironi, nitticore, garzette, germani reali, ma anche la lontra, trovano riparo. Tornando all’interno, nel territorio di Farnese si incontra- no la Selva del Lamone e il Lago di Mezzano a Valentano. Fitti e impenetrabili boschi, caratterizzati da alberi di cerro e macchia mediterranea, si estendono da qui fino ai confini con la Toscana. Grandi pietre riunite insieme, denominate Murce, appaiono qua e là nel sottobosco. Proseguendo ancora in direzione nord arriviamo ad Acquapendente, nella Riserva Naturale di Monte Rufeno. L’area, che si estende su circa 3.000 ettari nei pressi del fiume Paglia, ospita molte specie animali tra cui il daino, il tasso, la volpe, l’istrice, la faina, il cinghia- le e tra gli uccelli come l’assiolo, il gufo, la civetta e la ghiandaia. Anche la flora si mostra abbondante e lussureggiante. Presso il Museo del Fiore è possibile svolgere esperienze didattiche o fruire di servizi che permettono la scoperta dei percorsi naturalistici della riserva. Scendendo lungo la via Cassia si raggiunge il Lago di Bolsena. Con un perimetro di circa 43 km, il bacino caldèrico costituisce il più grande dei laghi vulcanici italiani. Proseguendo verso la valle del Tevere raggiungiamo la Valle dei Calanchi di Bagnoregio, formata da guglie scavate dagli agenti atmosferici in forme suggestive.

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Vulci. Ponte della Badia sul Fiume Fiora

GIARDINI ALL’ITALIANA

Secondo una moda in voga nel Rinascimento italiano, le grandi residenze degne di questo nome iniziarono a munirsi dei cosiddetti giardini all’italiana. Degni di particolare nota sono i fantastici giardini presenti nelle ville rinascimentali di Bagnaia (Villa Lante) e Caprarola (Palazzo Farnese), e al Castello Ruspoli di Vignanello. Il perfetto connubio tra natura e opera dell’uomo prende forma sotto le perfette geometrie delle siepi sempre- verdi che incorniciano in un sa- lotto unico terrazze e fontane. Di contro, proprio dello stesso periodo, si contrappose in questa zona l’affascinante Parco dei Mostri di Bomarzo,con le sue creature fantastiche intagliate nella pietra. Qui l’irrazionalità e la meraviglia, ora come allora, trovano spazio nella fantasia del visitatore.

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Vignanello. Castello Ruspoli

PALAZZO FARNESE A CAPRAROLA

È una delle opere più importanti dell’Europa del Rinascimento. Il palazzo ed i giardini sono immersi nel verde dei Colli Cimini, a metà strada tra Viterbo e Roma. Ci troviamo nell’Alto-Lazio, nei pressi del lago di Vico.

I Giardini della Villa si trovano alle spalle del palazzo. L’edificio ha la forma di un grande pentagono a cinque piani, ha un cortile circolare e una grandiosa scala a chiocciola. I piani più importanti sono quelli dei Prelati ed il piano nobile.

L’opera fu commissionata alla fine degli anni ’40 del XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese il giovane (1520- 1589) al Vignola. La costruzione del palazzo-fortezza a cinque piani fu realizzato in soli venticinque anni, tra il 1550 e il 1576. L’interno è uno spazio che ostenta ricchezza, caratterizzato da superfici molto estese di affreschi.

Anche i giardini furono disegnati da Jacopo Barozzi da Vignola, ma la realizzazione si protrasse fin dopo la morte di questi (1573). Gli ultimi lavori dei giardini furono completati dal pronipote del cardinale, Odoardo, nel 1620. I giardini sfruttano la collina boscosa di tufo dietro il palazzo-fortezza.

I Giardini Bassi si allacciano molto strettamente allo spazio del palazzo, sono raggiungibili attraverso due ponti che scavalcano un fossato. Sono due grandi quadrati, il giardino d’estate e il giardino d’inverno posti alle spalle dell’edificio. I giardini sono a siepi di bosso a meandro e ripropongono il modello del recinto sacro. Come tutti i giardini all’italiana, anche i giardini di Caprarola dovettero riflettere la struttura dell’Universo. Perfetto perché di natura divina. Il giardino geometrico era concepito come un microcosmo, composto in forme geometriche dalle proporzioni perfette. Una forma ricorrente dei giardini all’italiana era il quadrato che simboleggia la Terra. In tutte e due i giardini si trova una grotta, luogo importante nelle simbologie rinascimentali.

Nel giardino d’estate la Grotta dei Satiri, in quello d’inverno la Grotta dei Tartari. La Grotta dei Tartari è la ricostruzione di una caverna, con un laghetto, giochi d’acqua e sei Satiri. Costituiva lo sfondo per gli spettacoli che il cardinale organizzava per allietare i suoi ospiti. Dai Giardini Bassi si sale lungo un bel viale alberato di abeti bianchi nei Giardini Alti. Il Parco da caccia venne in parte trasformata in un giardino, su quattro terrazzamenti. Con fontane dai giochi e suoni d’acqua, labirinti a siepi, e sculture. Dopo la morte del Vignola (1573), gli subentrarono Giacomo del Duca, assistente apprezzato di Michelangelo e Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù.

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 Caprarola. Palazzo Fanese. Fontana

Le Fontane dei Giardini Alti di Villa Farnese e la Casina del Piacere: La prima fontana che s’incontra è la Fontana del Giglio che raccoglie nella sua vasca circolare l’acqua che scende dalla Catena dei Delfini. Si sale la grande scala a due rampe. Lo sguardo viene intenzionalmente indirizzato dagli alti padiglioni laterali fino al secondo ripiano, della Fontana dei Fiumi. Al centro di una doppia scala semicircolare si trova una grande vasca e un enorme vaso in peperino a forma di calice, sormontato da due grandi sculture. Queste simboleggiano i fiumi Tevere e Arno. Si arriva al terzo terrazzamento, della Casina del Piacere (1584- 86), una elegante palazzina affrescata a due piani. Amava il cardinale, ormai verso gli ultimi anni della sua vita, ritirarsi qui dalla vita movimentata del palazzo. Intorno alla casina affrescata si estendono labirinti di bosso con fontane e sculture scolpite da Pietro Bernini, padre del famoso Gian Lorenzo.

Dopo la morte del cardinale, avvenuta nel 1589, fu il suo pronipote il card. Odoardo a fare completare i lavori. Incaricò quindi il suo architetto di fiducia, Girolamo Rainaldi (1620). Il Rainaldi perfezionò minuziosamente il lavoro dei predecessori, ridefinì gli spazi, migliorò i giochi d’acqua ed aggiunse le 28 cariatidi. Dal fondo dei due quadrati a siepi del ripiano della Casina del Piacere, due scale poste in simmetria all’edificio conducono al quarto e ultimo terrazzamento, dove sorge una fontana ottagonale. Da qui parte un viale in asse all’edificio e sale tra le grandi aiuole laterali ornate da sculture e fontane con mascheroni. Le fontane sono alimentate da una galleria sotterranea, l’acquedotto farnesiano, che attinge direttamente alle sorgenti dei Monti Cimini. Provvedeva anche al fabbisogno idrico del complesso. 

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Caprarola. Palazzo Farnese. Esterni e dettaglio Scala elicoidale

VILLA LANTE A BAGNAIA 

Offre l’esempio più compiuto di Giardino all’italiana, con delle soluzioni innovative nel disegno e nelle forme acquee. Villa Lante fu costruita nella seconda metà del secolo XVI, probabilmente sul progetto di Jacopo Barozzi da Vignola. Con ulteriori interventi di Pirro Ligorio. Tanta acqua scolpita dalle fontane in varie forme: in cascata, in ruscello, in giochi e scherzi d’acqua. Dove guardi, noti lo scintillio dell’acqua che scorre dall’alto in basso, attraverso cinque livelli di fontane. Dai punti panoramici si ammira il panorama sul borgo di Bagnaia e sui terrazzamenti. Tra questi ultimi il Quadrato dei Mori diviso in sedici riquadri con la fontana circolare dei Mori è denso di significati simbolici. Come tutti i giardini all’italiana, anche quello di Villa Lante vuole riflettere la struttura dell’Universo, perfetto, perché di natura divina. Il cardinale Giovan Francesco Gambara Invece di un edificio “villa” ne fece costruire due gemelle: la Palazzina Gambara (1568-1578) e la Palazzina Montalto (1590-1612) con le logge e gli importanti cicli di affresco delle stanze.

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Bagnaia. Villa Lante

IL PARCO DEI MOSTRI O SACRO BOSCO DI BOMARZO

Sotto il borgo di Bomarzo, in una valle cosparsa di massi di roccia vulcanica fu realizzato il giardino più singolare, che la storia dell’architettura dei giardini abbia mai visto: gigantesche statue ricavate nel peperino, enormi Dei pagani, vasi grandi come elefanti, inverosimili costruzioni pendenti, animali esotici, spaventosi mascheroni dalle fauci spalancate che invitano ad entrare dentro la loro bocca, statue parlanti, finte rovine, sfingi e draghi, destano stupore e meraviglia nel visitatore che si imbatte nelle strutture del parco, come all’improvviso, tra le foglie dei cespugli e degli alberi.

Il giardino, chiamato dal suo ideatore e committente, Pier Francesco Orsini (1545-1585) il “Boschetto”, fu modellato secondo la cultura e il gusto manierista del tardo Rinascimento, “…amante di giganti, di mostri, di invenzioni sceniche che preludono al Barocco, con la sua volontà di provare ad essere tutto, il fingersi in mille guise, pianta, animale, occidente e oriente, di sorprendersi con maschere e travesti- menti.” L’Orsini, uomo di raffinata cultura ed amante di misteri, aggiunse la propria fantasia ed il proprio vissuto, alla maniera dell’espressione artistica della sua epoca.

Il Parco dei Mostri dominato dall’alto dal Tempietto eretto da Pier Francesco in memoria alla moglie, imita un bosco incantato oppure una selva oscura, un luogo adatto ad un viaggio spirituale, un giardino ricco di mirabili opere d’arte, portatore di simboli. Il visitatore è invitato ad attraversare questo bosco e ad orientarvisi secondo le indica- zioni degli Orsini che gli parlano attraverso le statue e le strutture del parco, accompagnate da iscrizioni. A volte si rimane disorientati in questo microcosmo dove Vicino Orsini, volendo sovvertire le regole dell’espressione artistica del Rinascimento, fa apparire il mondo con delle deformazioni prospettiche, in cui le proporzioni sono sproporzionate, esageratamente grandi o piccoli. E un mondo teatrale che il visitatore scoprirà sciogliendo enigmi, divertendosi, vivendo sensazioni irresistibili, entrando nella Casa pendente, addentrandosi nella bocca dell’Orco, esplorando un percorso assieme artistico, culturale e spirituale. 

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Bomarzo. Il Sacro Bosco o Parco dei Mostri

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I LAGHI 

Il Lago di Bolsena è il più grande lago d’Europa di origine vulcanica. Il suo vasto bacino imbrifero (270 Kmq) non costituisce il relitto di un grande vulcano, ma si è formato nel corso di vari millenni attraverso una serie di sprofondamenti del suolo provocati dall’attività vulcanica di molte bocche eruttive.

Due di queste, le ultime in attività, si sono trasformate nelle isole Martana e Bisentina, dove la lussureggiante vegetazione contende alle rocce il contatto con le acque. Nel corso della preistoria lo specchio lacustre era molto meno esteso di oggi; almeno a partire dall’età del bronzo il livello delle acque ha cominciato ad innalzarsi, sommergendo migliaia di ettari di pianure intensamente abitate e coltivate, sino a stabilizzarsi al suo livello attuale, posto intorno a m.304 s.l.m. Una così importante attività vulcanica, durata per tanti millenni, ha coperto più di 2.000 Kmq di superficie con una potente serie di sedimenti che, in alcuni punti, raggiungono lo spessore di oltre 1.300 m.

Questo importante serbatoio di riserve idriche risulta, però, quasi sconosciuto dal punto di vista idrogeologico. L’Amministrazione Comunale di Bolsena ha sostenuto alcune iniziative di ricerca scientifica subacquea che hanno portato alla scoperta di innumerevoli sorgenti di acque purissime, sgorganti dai fondali e provenienti dalle rocce profonde su cui è basato il complesso vulcanico. Dato che il bacino imbrifero è molto limitato a causa delle sue pendici molto scoscese, il corpo idrico riesce ancora a mantenersi in condizioni di oligotrofia, quindi in equilibrio dal punto di vista ecologico. Se a questo dato si aggiunge che il lago risulta essere alimentato anche da tante e ricche sorgenti subacquee, si può comprendere perché i pescatori e quanti frequentano le sue acque siano oramai abituati ad attingere direttamente dal lago l’acqua per bere durante la navigazione e per cuocere la tipica “sbroscia” nella loro capanna di riva.

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 Lago di Bolsena

Il Lago di Vico è oggi uno dei laghi più belli ed integri d'Italia caratterizzato da una morfologia unica e da una coltre di verde che si estende da valle sui tutti i rilievi circostanti. La storia della valle del Lago di Vico è legata a leggende ed alla mitologia che vuole Ercole artefice della formazione del lago di Vico. In realtà, ciò che oggi si vede è la testimonianza di una lunga attività vulcanica del vulcano Vicano che modellò tutto il territorio circostante fino al Tevere. L'esplosione del cono principale e il suo sprofondamento diedero origine a una caldera relativamente estesa al cui interno emerse un piccolo cono lavico, l'attuale Monte Venere.

Terminata l'attività vulcanica, le sorgenti sottostanti e le grandi piogge formarono il lago, ed il Monte Venere divenne un'isola che rimase per millenni abbracciata dalle acque del lago. Col tempo, la valle e i crinali si ricoprirono di una fitta estensione di impenetrabili boschi. La zona rimase inesplorata per millenni fin quando i Romani espugnarono la città etrusca di Sutri ed inseguirono gli etruschi fuggiaschi nella Selva Cimina. Solo allora si addentrarono in quella selva impenetrabile, mai esplorata perché ritenuta abitata da demoni. 

Tito Livio la descriveva così: ”Era in quel tempo la selva Cimino più impraticabile e spaventosa (invia atque orrenda) di quanto non lo siano oggi le foreste della Germania e nessuno fino allora vi era penetrato, neppure i mercanti, né ardiva qualcuno entrarvi”. I Romani tracciarono il percorso della consolare Cassia che da Roma scavalcava il crinale a sud-est ed attraversava la valle del lago per risalire e scavalcare il crinale nord ad 800 metri sul livello del mare. La fisionomia di quelle trasformazioni geologiche è tutt'ora riconoscibile dai crinali della conca craterica che circoscrivono il lago e quelle foreste ricoprono ancora oggi i crinali fino a valle, dove prevale la coltura del nocciolo. La zona pianeggiante della valle è molto fertile ed è l'estensione venuta alla luce con l'abbassamento del livello del lago attraverso un emissario sotterraneo scavato dagli Etruschi e successivamente ampliato dai Farnese, signori di Caprarola e Ronciglione. Dopo l'istituzione della Riserva Naturale del lago di Vico, nel 1982, sono subentrati vincoli paesaggistici ed ambientali che hanno sottratto il territorio alla cementificazione selvaggia facendone uno dei luoghi più belli d'Italia. Tutto l'anno, il lago offre scenari unici che variano continuamente grazie alla ricca presenza di ambienti naturali, come il canneto che costeggia buona parte delle sponde, la palude, una delle più estese del Lazio, habitat naturale per molti uccelli acquatici tra stanziali e migratori che in primavera nidificano nella giuncaia. I boschi, tutti d'alto fusto ricoprono oltre mille ettari all’interno della conca craterica con esemplari secolari di querce e faggi. Questi ultimi crescono intorno ai 500 mt sul livello del mare, molto al di sotto della loro altitudine naturale grazie ad un clima oceanico che mantiene un perfetto microclima protetto dai crinali della caldera. Per questo motivo, la faggeta del lago di Vico viene chiamata "depressa". Inoltre, molte essenze vegetali minori tra cui numerose orchidee spontanee che  crescono nei vari ambienti, dalle radure ai fitti boschi (vai alla pagina delle orchidee), alcune molto rare. Il lago di Vico è meta ideale per gli amanti della natura, per le famiglie in cerca di relax, per gli amanti della pesca, per gli escursionisti e per i velisti più tenaci.

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Lago di Vico

Il Lago di Mezzano si trova nella parte più estrema della provincia di Viterbo, a due passi dal confine con la Toscana. Isolato, quasi irraggiungibile, si presenta come un'oasi di verde circondata da un territorio aspro ma estremamente suggestivo. Le origini sono vulcaniche, come tutto il territorio circostante, e terminata l'attività vulcanica venne probabilmente abitato ininterrottamente fin dalla preistoria, come testimoniano i resti palafittici nel lago di Mezzano sono stati datati tra il XIII e VIII sec. a.C. I resti palafittici sono sommersi a circa dieci metri di profondità, il che fa pensare che il livello del lago fosse anticamente più basso e una grande inondazione lo avrebbe sommerso, costringendo gli abitanti ad abbandonare il luogo.

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 Lago di Mezzano 

LE TERME DELLA TUSCIA

Il bacino idrominerale e idrotermale di Viterbo è uno dei più copiosi d'Italia. La zona termale di Viterbo si sviluppa in un vasto territorio dove sono presenti sia le cosiddette zone libere e/o gratuite dove fare il bagno e godere delle acque termali a contatto diretto con la natura (Bagnaccio, Piscine Carletti, Bulicame, Masse di San Sisto) e zone in cui ci sono dei meravigliosi stabilimenti con annesso Hotel per coloro che prediligono le comodità  dei centri termali.

Epoca Etrusca: Le acque termali delle terme di Viterbo erano già conosciute ed utilizzate dagli etruschi che si erano resi conto del benessere che si può trarre da queste acque.

Epoca romana: Storicamente i romani furono il popolo più affezionato al termalismo ed è quindi proprio da loro che vennero le idee e la forma architettonica più razionale. Anche nel Viterbese le terme furono ingrandite dai Romani con così tanti interventi che oggi si ritrovano (in quello che ne rimane) in una estensione lineare di circa 10 km. Furono tre le sorgenti più sfruttate dai romani: Aquae Passeris, Paliano e Bulicame.

Il Bulicame è forse la più nota oltre per le sue caratteristiche anche per la citazione che ne fa Dante Alighieri nella Divina Commedia e per i disegni di Michelangelo sullo splendido ambiente termale. Nel corso del tempo la struttura e la grandezza degli stabilimenti termali subirono molti cambiamenti ma rimasero degli ambienti essenziali. Vi erano lo spogliatoio, un’ambiente per il bagno caldo (calidarium), una sala per il bagno freddo (frigidarium). E poi una sala per il bagno termale tiepido (tepidarium) che era di solito a pianta centrale e di dimensioni ridotte rispetto agli altri ambienti. Una stanza per il bagno d'aria calda (laconicum). Una grande vasca (natatio) che occupava un vano di forma rettangolare e un porticato dedicato alla ginnastica.

I Papi alle Terme di Viterbo: Le acque termali viterbesi furono apprezzate da molti Papi, tra cui Bonifacio VIII e inoltre le proprietà terapeutiche delle sorgenti di Viterbo convinsero Papa Niccolò V intorno al 1500 a realizzare una residenza per poter soggiornare a Viterbo e godere dello straordinario patrimonio naturale delle terme per effettuare cure e bagni.

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Viterbo Terme - Il Bagnaccio

Il Bacino Termale

Il bacino termale di Viterbo è molto ricco di acque che vengono classificate in base alla temperatura e alla composizione chimica. 

Le acque si distinguono in ipertermali (con temperatura compresa tra 40 e 65°C) chimicamente classificate come sulfuree-solfato-bicarbonato-alcalino-terrose. Termali (30-40°C) ed ipotermali (20-30°C) di tipo bicarbonato-solfato-alcalino-terrose, talvolta carboniche, spesso carbonico-ferruginose.

Sorgente del Bulicame: È quella più conosciuta ed ha una temperatura di uscita di 58°C. Fuoriesce in un laghetto con un profondo cratere naturale molto caratteristico e protetto da una struttura trasparente. Di fronte all’entrata del parco, inoltre, è possibile visitare il rigoglioso Orto Botanico dell’Università degli Studi della Tuscia.

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Sorgente - Terme Viterbo

Sorgente delle piscine Carletti: Sorgente ipertermale ha una temperatura di uscita di circa 58°C, ed alimenta diverse vasche che sono la meta scelta da viterbesi e turisti.

Terme del Bacucco: Poste al limite settentrionale del bacino termominerale lungo la Strada Martana, queste sorgenti, dalla temperatura di 39°C e non più visibili in superficie, hanno attualmente una scarsa portata. Anticamente però erano molto più grandi, come testimoniano i resti dei maestosi edifici termali romani presenti nelle vicinanze.

Sorgente termale delle Zitelle: Sono due sorgenti, di cui una è spontanea e ha una temperatura di 56°C, mentre l’altra (65°C) deriva da una trivellazione che è stata in seguito richiusa. Quest’area non è accessibile per i bagnanti.

Terme del Bagnaccio: Quest’area comprende diverse sorgenti, sia ipertermali (65-66°C) che ipotermali (23-29°C), con alcune emissioni di gas che qualche volta vengono utilizzati per le insufflazioni. Le cinque vasche ospitano in ogni stagione molta gente.

Sorgenti termali delle terme Masse di San Sisto: Situate all’estremità meridionale del bacino, allo svincolo della Superstrada Orte-Viterbo sulla S.S. Cassia Sud (Località Palliano), comprendono una sorgente calda (58°C) ed una fredda (18°C). Sono anch’esse luogo di ritrovo per i bagnanti.

Altre sorgenti ipertermali minori: Presenti nel territorio viterbese, e in qualche caso ormai interrate, sono il Troscione, S. Albino, Gigliola, Uliveto, S. Valentino, S. Giorgio, Crociata, della Grotta, Piazza d’Arme, Asinello, S. Cristoforo, e infine altre sorgenti localizzate all’interno dell’area militare. Queste aree non sono fruibili.

Acque termali e ipotermali di Viterbo: La sorgente attualmente di maggior rilievo tra quelle appartenenti a questa categoria è la Fonte Acqua Rossa, falda ipotermale (22-24°C) particolarmente ricca di acido carbonico (presente puro al 99%).  Situata al di fuori del bacino termale propriamente detto, si trova al km. 6 della Strada Teverina, vicino a pozzi di epoca romana.

Altre sorgenti termali viterbesi minori sono: l'Acqua del Molino, carbonico-ferruginosa, localizzata a valle dell’Acqua Rossa. Alcune sorgenti fredde presenti in Località Solfatara, a nord di Ferento, che hanno un elevato contenuto di acido carbonico ed esalano idrogeno solforato. Queste acque si raccolgono in una specie di laghetto dove si possono vedere depositi ferrosi e solfurei.

La sorgente milza, carbonica, situata lungo la Strada Bagni e attualmente non più visibile in superficie.

La sorgente magnesiaca, carbonica, posta alle spalle dello stabilimento termale “Terme dei Papi”.

La ferruginosa, detta anche Bagno del Papa, localizzata anch’essa all’interno delle “Terme dei Papi”, presenta una notevole quantità di idrossido di ferro.

Un’ulteriore tipologia di acque è rappresentata da quelle medio-minerali tra esse la più rilevante è la sorgente Pisciarello (15°C), che, dalla località omonima, viene convogliata fino a una fontana sita nella piazza principale di Bagnaia (frazione di Viterbo) ed è utilizzata per le sue straordinarie proprietà diuretiche.

Altra fonte è quella delle sorgenti dell’alto strutturale Oasi. Le acque sgorgano ad una temperatura di 65° C, sono acque minerali dal caratteristico odore dovuto al notevole contenuto di idrogeno solforato (H2S), un gas estremamente volatile che rappresenta il principio attivo più importante, e sono batteriologicamente pure. L'acqua termale quando sgorga dalle profondità oltre l'acquifero vulcanico, ha un colore opalescente. Le vasche termali sono azzurrine, lo zolfo diventa giallo, poi bianco (lattescenza)... finché arrivano le super alghe verdi. Le alghe sono molto importanti per la dermocosmesi e non si riproducono in laboratorio. Le alghe Oasi presenti nelle nostre vasche termali a Viterbo, hanno le stesse caratteristiche dei fanghi e della balneoterapia, ma con effetti terapeutici molto più rilevanti e evidenti.

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 Therma Oasi 

Spostandoci verso la costa, a solo pochi minuti dal Parco Archeologico di Vulci, incastonata tra le campagne della Tuscia, le Terme di Vulci sono un’oasi di benessere completamente immersa nella natura incontaminata: quattro grandi piscine di acqua ferrosa sorgiva, con una temperatura che passa dai 42 ai 30°C, per godere delle proprietà benefiche di quest’acqua ad ogni temperatura. 

L’acqua di Vulci è bicarbonato, solfata, calcica, magnesiaca, fluorata, acidula e ferruginosa, microbiologicamente pura e naturalmente gassata. Queste acque termali hanno importanti proprietà benefiche, vengono infatti impiegate nelle balneo-fango-terapie per la cura di malattie artroreumatiche e nelle balneo-terapie per la cura di malattie dermatologiche e flebopatie.

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Vulci - Terme

LINK UTILI:

Terme del Papi: www.termedeipapi.it/

Hotel Salus Terme: www.hotelsalusterme.it

Terme di Vulci: https://termedivulci.com/

Associazione di Promozione Sociale "Il Bagnaccio": http://bagnaccio.it/ 

Le Masse di San Sisto: Pagina FB "Terme delle Masse di San Sisto - Viterbo"

Therme Oasi: https://www.thermaoasi.com/